venerdì 31 gennaio 2014

La Filosofia dello Standard di Agnese Spaziani

TESTO DI: AGNESE SPAZIANI

INTERVENTO CORSO CPLI-CDL-AIALA PER ESPERTI GIUDICI (MILANO 09/07/2005)



Gentili Signori, il mio intervento non proporrà numeri, né diagrammi, né dati statistici; proverà semplicemente a fornire una chiave di lettura, spero utile, a coloro che intendono perfezionare il giudizio sulla Razza, esteticamente più sofisticata, che il nutrito palcoscenico cinofilo conosca.
Tra le razze levriere, tutte contraddistinte da grande charme ed avvenenza, il Piccolo Levriero Italiano è probabilmente quella che più celebra queste comuni caratteristiche
Proviamo allora ad analizzare come tutto questo può essere, nella sua natura, enucleato e posto nel giusto valore.
Quando ascoltiamo un brano musicale, noi percepiamo il magma fluttuante di note che è in grado di creare armonia, essa può provocare in noi la più piacevole delle sensazioni, nonostante ciò, nulla garantisce che avremo così colto l’intimo messaggio nell’ispirazione dell’autore.
Così come la nota è il segno convenzionale per rappresentare un suono e la musica è l’arte di combinare insieme i suoni, secondo determinate regole, allo stesso modo, giudicare una Razza richiede riconoscere i segni caratterizzanti individuando, nel contempo, l’accordo tra le parti, ossia la proporzione, giustappunto l’armonia.
Se la proporzione, come giusto rapporto di misura fra parti rispetto a un tutto, è Forma,la Sostanza è il carattere inteso come “segno” particolare che distingue una cosa dall’altra.
Lo standard di una Razza è dunque il codice che ne contempla i tratti caratterizzanti; il risultato di quanto da esso percepito ci dà la rappresentazione di un Piccolo Levriero Italiano.
Più alta è la considerazione dello Standard, maggiore sarà la compenetrazione sull’ideale assoluto di una Razza, fino alla sua più fedele esaltazione. Esso costituisce la guida cui affidarsi, l’obbiettivo da perseguire ed il modello cui tendere. Solo la sua approfondita conoscenza e più puntuale applicazione, assieme al costante esercizio d’analisi, permettono ad un raffinato giudizio di sopravanzare una grossolana valutazione di base.
E’ poi la cosiddetta “interpretazione dello Standard” a costituire il vero discrimine tra apparenza e sostanza.
E’ dunque evidente, e tutto il nostro elaborato verte a dimostrarlo, che la sembianza può oscillare con l’interpretazione, mentre la peculiarità e la natura dell’Essere, ad esso perciò, intimamente vincolata.
Se la nostra traduzione di Piccolo Levriero Italiano ne sorpassa il senso, l’indicazione di chi giudica può essere fuorviante. Così, la grazia non dev’esser mancanza di consistenza, il garbo non dà andatura stentata, la prestanza non coincide con l’altezza fuori misura, il vigore non significa grossolanità e il riserbo non è debolezza.
Per riconoscere tutto questo senza confonderlo dobbiamo solo distinguere la fisionomia dal fondamento che la determina
Non basta allora, un cane fine e signorile per identificare un Piccolo Levriero Italiano. Occorre: cesello sott’orbitale e zigomatico, occhio tondeggiante e scuro, orecchio poco spesso e attaccato alto, assi cranio-facciali paralleli, collo lungo impercettibilmente sagomato alla base e bruscamente inserito su una spalla aperta, metacarpi leggermente flessi e piedi magri e contenuti, dorso-lombare ragionevolmente arcuata che dolcemente scende verso la groppa lunga e muscolosa, coda fine e lunga, torace disceso tanto da mettere in risalto l’inconfondibile levrettatura. Pelle sottilissima che lasci intuire salienze incavi e sporgenze dettati dal disegno di ossa vene e muscoli; pelo setoso senza traccia di sottopelo e perfino il colore, anzi l’unicolore, solido uniforme e compatto in tutte le gradazioni previste dallo Standard, sono peculiarità di TIPO. Il colore definisce il profilo, rimarcando una sagoma che fa dei contorni secchi e decisi un imperativo di finezza ed eleganza.
Aggiungiamo inoltre un incedere di grande compostezza, fluidità e distinzione, dal trotto alto e cadenzato, aria vigorosa per il maschio e signorile grazia per la femmina.
Al Piccolo Levriero, a lui soltanto il giusto movimento nel ring, con un’andatura non troppo frettolosa che, morbidamente sciolta ed elastica, metta in evidenza la scorrevole ritmicità dei suoi passi.
Ad un buon giudice si può chiedere di conoscere a fondo lo Standard e di avere colpo d’occhio, da uno specialista ci attendiamo in più di calarsi nello “spirito” di Razza. Per questo diviene così urgente decifrare cos’è “Apparenza” e che cos’è “Sostanza”.
Nel mio precedente intervento “L’immagine e il Tipo” era primario obbiettivo dimostrare che: “L’immagine può assoggettarsi ai dettami del Tempo e dunque delle Mode, non altrettanto il Tipo che traccia, fissandola una peculiarità”.
In egual modo tendiamo oggi a ribadire che stesse modalità di rapporto vigono tra “forma” e “sostanza”, laddove l’una è per essenza soggetta a variazioni, mentre l’altra è, viceversa, immutabile.
Abbiamo precedentemente dettagliato come per “immagine s’intende la figura esteriore dei corpi in quanto percepita mediante la vista. Consideriamo “tipo” invece, l’insieme imprescindibile di caratteristiche atte ad individuare una Razza.
Per questi presupposti un Piccolo Levriero Italiano risultava dunque:
- per Immagine: fragile – elegante – aristocratico.
- per Tipo: cesellato – essenziale – nobile.
In seguito ai dovuti distinguo raccoglievamo i fili come segue: “Va precisato a questo punto che l’opinione comune non possa essere quella degli addetti ai lavori. Essi sono chiamati a guardare un Piccolo Levriero sorpassando l’Apparenza per mirare alla Sostanza.
Subito dopo l’occhio dell’allevatore, quello del giudice deve avere uno sguardo tanto ampio ed acuto da oltrepassare l’immagine per scrutare il tipo.
E’ proprio questo il modus che ci aspettiamo da un buon giudice specialista, questa sorta di sguardo strabico, che osservi con un occhio l’esterno e con l’altro dentro di sé.
Eccolo il dialettico confronto tra Forma e Sostanza.
Stabiliamone allora le connotazioni:per forma s’intende l’elemento universale, essenziale, intelligibile di un essere o di un fenomeno che determina, unifica, attua gli elementi particolari, materiali, contenutistici;
per sostanza s’individua invece ciò che costituisce l’essere proprio di una cosa, il sostrato che rimane identico sotto il mutare della qualità ed è uno, mentre fenomeni e qualità sono multipli.
La Forma è quella che in periodi può virare su teste più o meno pesanti, globose, allungate, affusolate; strutture corpulente o diafane, robuste o filiformi; la Sostanza è quella che ci consegna integro un puro Piccolo Levriero in una statua di epoca romana e ce lo fa riconoscere intatto nei secoli nella natura del suo Essere, come il nucleo di un significato.
A questo punto la Forma da cui può essere attratto l’occhio del giudice è forse ciò che comunemente viene indicato come “evoluzione di una razza”. Essa consiste nella mutazione e/o mutabilità di singoli elementi che, via via nel tempo e nella loro somma, vanno a foderare una Razza.
Nello specifico che ci riguarda connotiamo facilmente periodi storici con particolari sfumature: Sei e Settecento, secoli di grandi cani da caccia con fisici prestanti e vigorosi, Ottocento come fragili levrierini da grembo, Novecento e nuovo Millennio, somma e sintesi di eleganza e robustezza.
L’evoluzione di una Razza è l’espressione di un tempo, di un periodo storico con le sue più spiccate caratteristiche. Pensiamo, per esempio, a quante e quali cose sono cambiate negli ultimi quarant’anni per la nostra cinofilia.
Più cura e più attenzione nelle diverse manifestazioni cinofile, dallo stile degli espositori alle condizioni igieniche ed estetiche dei cani, dalle attrezzature per viaggiare o stare in esposizione, alle tecniche di toelettatura e presentazione nel ring. Quest’ultimo aspetto, all’apparenza così futile, per esempio, ha, come dire, globalizzato non solo il modo di presentare, ma anche alcuni movimenti e dunque costruzioni. Tanto abbiamo positivamente appreso dagli Stati Uniti, ma tanto abbiamo uniformato esasperandolo nell’ossessiva ricerca di spettacolarità. E’ così che molte razze hanno perso in parte le loro peculiarità di andatura. Perché un soggetto fosse “flashing”, per usare il termine americano, abbiamo esasperato le toelettature o le caratteristiche di alcuni manti, così come la spettacolarizzazione delle presentazioni ha inevitabilmente alterato angoli e spalle di alcuni cani, per non parlare addirittura di tali stravolgimenti che hanno avuto il risultato di creare perfino razze alternative come nel caso dell’Akita e del Cane Giapponese di Grande Mole.
Gli Americani stessi, su molte razze, ricercando troppo la Forma hanno perso di vista la Sostanza e stanno tornando talvolta sui propri passi. Anche per quanto riguarda noi più da vicino, è difficile, se non impossibile, ritrovare in generale nei cani americani il Tipo del Piccolo Levriero Italiano.
Statura, ossatura, angoli, incollatura, dentatura e, più che mai colore e testa, sono tanto reinterpretati da virare il tipo sull’aberrazione.
Appare utile dunque individuare fin dove la Forma può correggersi e dove, sconfinando, va a correggere la Sostanza. Ecco dove l’altro occhio dello specialista deve guardare, dentro di sé, cioè nel TipoE il Tipo non può cambiare.
Torniamo quindi a farci aiutare dalla prima parte del nostro intervento: quel distinguo fondamentale tra Immagine e Tipo.
Il Tipo di un Piccolo Levriero Italiano connota un cane cesellato – essenziale – nobile.
Cesellato è tutto ciò che è espresso con cura.
Essenziale è quello che privilegia l’idea costitutiva dell’Essere.
Nobile è l’aggettivo che indica elevatezza del sentire.
Così, con quell’occhio che guarda al suo interno, l’allevatore e il giudice specialista hanno una guida affidabile per individuare la distinzione nel giudizio.
Un cane egregiamente preparato per il ring ed impeccabilmente condotto, sarà un piacere per il pubblico, non necessariamente per questo, esprimerà l’Essenza della Razza.
L’occhio del giudice rivolto all’esterno sarà affascinato dallo spettacolo delle gambine rapide del piccolo atleta, l’occhio dello specialista, guardando dentro di sé, frugherà nei dettagli per conclamare il Tipo.
Non scambierà una spalla dritta dai metacarpi rigidi con una spalla con gli angoli aperti e appiombi ammortizzanti, un cane senza il necessario rene importante e muscoloso di un levriero con un cane compatto, uno stepping con un trotto elevato e aggraziato, un movimento rapidissimo dai passi corti e radenti con un passo fluido, un garrese basso e conseguente linea dorsale disarmonica con la morbida curva conferita dalla dorso-lombare del re del galoppo, un occhio sporgente con un’arcata sopracciliare marcata, un’incollatura da cigno con un portamento fiero ed elegante.
Precisato innumerevoli volte che il Piccolo Levriero Italiano è il cane dell’Essere e non dell’Apparire, dobbiamo solo ricordare d’individuare l’armonia che, in qualunque cane e in qualunque razza, nasce unicamente dall’espressione della funzionalità.
Arti, tronco, coda e perfino testa sono estratto e compendio di un essere creato per l’aerodinamica efficienza nel galoppo velocissimo.
Ossatura secca e spigolosa, muscoli lunghi e appena affioranti, piedini scarni e raccolti, rene potente e torace stretto e profondo sono tratti imprescindibili, assieme ai profili capillari di un cane che espone tutto di sé sotto una pelle come velo di seta.
Sostanza e Forma, significato e significante, testo e messinscena: continuiamo allora a distinguerli per dare ad ognuno il valore che gli è proprio.
Solo così chi giudica nel piccolo e tecnico ring della mattina farà emergere un bel Piccolo Levriero Italiano in un’appariscente classe di bei cani e, solo così, chi con la febbre alleva questa regale superba millenaria Razza può sperare di traghettarla nel Futuro nella sua Sostanzascevra dalla confusione delle mode.
Allevatori e Giudici allora, senza lasciarsi infatuare dall’IMMAGINE-FORMA sono chiamati a conoscere profondamente il TIPO-SOSTANZA, i primi per salvaguardarlo, i secondi per esaltarlo.

..il nuovo arrivato...


Sobers RONALDINO "Ronnie"
(Sobers Quintilio x Sobers Pompea)
3,5 months of age